martedì 27 ottobre 2009

C'era una volta il west


Sapete? Me ne stavo qui e osservavo la mia bicocca. Una gran bella vecchia bicocca, non c'è che dire. Oh, sapete, non le fanno mica più case così, al giorno d'oggi.
Quello che più mi piace della mia vecchia bicocca è che sia stata tirata su con le proprie callose mani dal mio bisnonno Ezechiele J.B. Brountman.

Ezechiele J.B. Brountman era un uomo come non se ne sfornano più da un bel pezzo: scolpito nel legno, forte come un bisonte, duro come la roccia. Amava andare a caccia di orsi e ogni volta che tornava a casa dalla caccia la mia bisnonna lo accoglieva, gli toglieva gli scarponi, gli metteva in bocca la sua grande pipa di legno di betulla da cui lui tirava una boccata che avrebbe steso un rinoceronte, poi lui si accomodava sulla vecchia sedia a dondolo davanti alla finestra che guardava a nord e lei si sedeva su una sedia a sentire cosa la fantasia del vecchio avesse voglia di creare.
E lui ogni giorno raccontava di aver ucciso un orso più grande di quello della volta prima. "E che il Cielo mi fulmini qui in questo istante se non dico il vero!" ripeteva sempre. Che grand'uomo era, Ezechiele J.B. Brountman!

La sola cosa che Ezechiele amava più del raccontare storie era costruire case. Aveva costruito nell'arco della sua avventurosa vita almeno 750-760 edifici fatti di sole pigne e sterco di coguaro.
O almeno così ha sempre raccontato.
Beh, signori miei, io non so dire se quel numero sia di fantasia o se ci sia sotto del vero, ma ,quant'è vero che il sole tramonta ad ovest, aggirandosi nelle pianure dove corrono i bisonti di case tirate su dalle mani del mio bisnonno se ne vedono, eccome!
Aveva sempre sostenuto che sei un vero uomo solo se hai costruito la casa in cui vivi o perlomeno se hai ingravidato una pecora. Non c'è doppio senso, lui parlava proprio di una vera pecora con la lana, le zampe e tutto.
E beh, lui aveva fatto entrambe le cose!
E anche questa casa, questa qui dove sto adesso, la costruì lui. "Che il Cielo mi fulmini qui in questo istante se non dico il vero" ripeteva sempre "i miei figli e i loro figli e i figli dei loro figli nasceranno e creperanno in una casa costruita dal vecchio Ezechiele, per Giove!".
E così il vecchio Ezechiele, con le sue mani nodose come delle querce, tirò su questo edificio dal nulla.

In questa stanza nacque mio nonno, Nicodemus L.L. Brountman. Mio nonno era un uomo molto più piccolo del bisnonno Ezechiele, d'altronde era appena nato, ma già s'intravedeva che avrebbe fatto grandi cose. "Che il Cielo mi fulmini qui in questo istante se non dico il vero" esclamò Ezechiele quando si trovò in mano quel neonato urlante "questo bambino diventerà più forte del suo papà!".
Un giorno Ezechiele deve averne detta una veramente grossa, perchè il Cielo lo fulminò sul serio. Rimasto l'unico uomo di casa, mio nonno Nicodemus dimostrò di essere degno figlio di suo padre e si arruolò nei Riservisti del Reverendo Roverell, un gruppo paramilitare che aveva come obiettivo l'indipendenza del Montana dal governo federale.
Fu in una caduta da cavallo che morì mio nonno. Non fu lui a cadere, ma Seamus Hutch'nferry, un ciccione del sud che non era molto portato per l'ippica nè per la gloria e mio nonno gli rimase sotto. In famiglia si è sempre riportato che nonno Nicodemus fosse morto nella Seconda Guerra Mondiale mentre stava cercando di dirottare un cacciabombardiere giapponese sul palazzo dell'Imperatore Hirohito, ma è una balla grossa come le palle di un bisonte.

Da Nicodemus L.L. Brountman, discende naturalmente mio padre: Ulysses J.F.K. Brountman.
Il nome gli fu dato in onore di un Presidente degli Stati Uniti d'America di cui mia nonna era da sempre perdutamente innamorata. Si tratta di Ulysses Simpson Grant, 18° Presidente in carica dal 1869 al 1877.
Lunga storia di affetti tra i Brountman e i Grant.

Mio padre non era ancora nato quando morì il nonno e non conobbe nemmeno mai la nonna, che cedette al troppo dolore causato dalla perdita del marito pochi mesi dopo il tragico evento del ciccione sul cavallo.
Mio padre nacque così tutto da sè e ancora oggi sottolinea, con un misto di orgoglio ma anche di malinconia, come sia un uomo che si è fatto da solo.
Non è facile crescere senza una famiglia, ma se qualcuno ci è riuscito bene quello è sicuramente Ulysses J.F.K. Brountman!
Con la sola forza della mente, mio padre Ulysses riuscì a farsi assumere in una piccola compagnia che allora si affacciava sul mercato delle nuove tecnologie. In breve tempo, mettendo a frutto la sua profonda conoscenza nel campo informatico, seppe passare da postino a fattorino, da fattorino ad inserviente, da inserviente a ricattatore e infine da ricattatore ad amministratore delegato.
Sotto di lui la compagnia spiccò il volo e divenne una delle più importanti del mondo, finchè Ulysses non lasciò tutto...

"Sei un vero uomo solo se hai costruito la casa in cui vivi o perlomeno se hai ingravidato una pecora."
Questo è l'insegnamento che generazioni di duri Brountman ci hanno tramandato.
Quel giorno in cui lasciò tutto, mio padre si era reso conto che tanto aveva fatto, ma nulla di ciò che rende un uomo un vero uomo e così aveva deciso di completare il suo percorso verso la virilità prima di passare il testimone della gloriosa famiglia Brountman al figlio che ancora non aveva.
Al suo futuro figlio.
Me.
Montone M.B. Brountman.

Papà non è mai stato molto portato per l'edilizia.

giovedì 22 ottobre 2009

De rerum cotonae


Avete mai ragionato su quanto cotone producano gli uomini dall'ombelico?
Siamo in tanti ad essere portatori sani di cotone nell'ombelico, dico siamo perchè io sono un felice membro di questa operosa comunità.
Strano che fra tanti che siamo nessuno abbia mai pensato di aprire un'attività commerciale per utilizzare questa materia prima.

Lo so, già sento alcune voci critiche alzarsi gridando che non è una materia prima, perchè a quanto pare deriva dalla reazione peli sulla pancia + pelucchi delle magliette, quindi cos'è...un semilavorato?
Forse lo si può considerare addirittura un prodotto di scarto, dato che deriva dagli sfridi delle magliette.
Sia quello che sia, l'altro giorno ne parlavo con Targhetta e col Maestro Vibuti.

Il Maestro Vibuti lo conosco da diverso tempo, ma ogni volta che lo vedo mi sembra un po' più illuminato della volta precedente. A quest'ultimo giro scopro che ha smesso anche di bere alcolici, dopo essere già diventato vegeteriano, aver smesso di fumare (ma perchè, ha mai cominciato?) e aver piantato anche il calcio (e pazienza, tanto era interista). A questo punto tutti noi suoi amici e - soprattutto - le sue due ragazze, cominciamo a chiederci allarmati quanto ci metterà prima di eliminare dalla propria vita l'ultima gioia che gli rimane.
Ma lui ci ha rassicurati che non smetterà mai di produrre cotone dall'ombelico.

martedì 20 ottobre 2009

La carta di formaggio della Legge


Come già raccontato in questo post, durante la permanenza estiva in Senegal abbiamo ricevuto la chiamata da parte del Dio Gahn. Due volte, perchè la prima volta ha trovato occupato.

Come ogni religione che si rispetti, anche il diogahnaesimo ha dei precetti e sono orgoglioso di condividere con voi un documento di portata inenarrabile. Pochi giorni fa è infatti venuto alla luce un pezzo di carta da formaggio su cui l'Uomo col Cappello da Cinese in persona fece scrivere i comandamenti dettatigli dal Dio Gahn dopo una notte particolarmente agitata per via della diarrea.
Laddove l'indicazione possa risultare ambigua o misteriosa, cercherò di interpretare a favore di coloro che non hanno goduto dei sacri momenti in cui è nato il nostro credo.


I 23 COMANDAMENTI DEL DIO GAHN (che non bada a spese, in fatto di comandamenti!)

1. Ricorda! Santifica il tuo bagaglio.
Ma non odorarlo, è meglio.

Capita - di rado, ma capita - che qualcuno, uscendo dal controllo bagagli dell'aeroporto di Dakar, si dimentichi di recuperare la propria valigia. Ciò è male.

Qualora ci si ricordasse di recuperarla sarà tuttavia consigliabile, dopo i primi 4 giorni di viaggio, evitare di avvicinarla troppo alle narici.

2. Non desiderare la maionese senegalese.
Capita - di rado, ma capita - che qualcuno a sprezzo di ogni minima prudenza alimentare, divori giocondo ettolitri di maionese fatta in casa. Il diogahnaesimo sconsiglia questa pratica, alla pari del salto dal ponte senza elastico.

3. Non moltiplicare pesce, riso e cipolle. Ce n'è già abbastanza.
Autoesplicativo: pesce, riso e cipolle sono la base di ogni sana alimentazione senegalese.

4. No, davvero.
Dio Gahn tiene molto a ribadire il punto 3.

5. Non cagare troppo trullo o la scimmia ti fa lo sgrullo.
Qui Dio Gahn mostra la giusta attenzione verso la saggezza popolare. Il significato recondito di questo proverbio è che bisogna sempre guardarsi le spalle e non eccedere in imprudenza.

6. Se qualcuno mette l'Autan non indugiare: mettitelo anche tu.
Meglio ancora: anticipalo!

E' stato già spiegato nel post linkato più su come spalmarsi di Autan in zone malariche abbia effetto domino.

7. Donna, tu circonciderai col sudore delle tue labbra. E ringraziando.
Come molte altre religioni, anche il diogahnaesimo è fondamentalmente maschilista. Ciò si riflette in alcuni comandamenti che però io non condivido assolutamente altrimenti la mia ragazza mi spacca le gambe.

8. Se la cacarella ti sorprende, sorprendila anche tu.
Ci sono le più diverse interpretazioni di questo comandamento. Nel dubbio di quale sia quella più corretta non ne riporterò nessuna.

9. Quando intraprendi un viaggio in Car Rapide non dimenticare di portare con te un sandalo ben resistente.
Si fa qui riferimento ad uno degli svariati miracoli con cui il Dio Gahn benedì la vita dell'Uomo col Cappello da Cinese: in una notte di viaggio, in seguito ad una misteriosa rottura del car, l'autista vi scomparve sotto e dopo dieci minuti l'ebbe aggiustato utilizzando un proprio calzare.

10. Alza 'sto cazzo di gancio, non sbattere la porta!
Alcuni Car Rapide hanno dei problemi nella chiusura delle porte. Se non riuscite a chiuderla sbattendola a tutta forza, provate ad alzare il gancio all'interno della portiera. Dio Gahn e le orecchie degli altri viaggiatori vi benediranno per questo.

11. Fermati al posto di blocco.

12. Anche a questo.

13. Anche a questo.

14. Anche a questo.
Viaggiare nella regione del Casamance vi darà occasione di fermarvi spesso per fare pipì.

15. Solo veder...!
Mantra ripetuto dai venditori dei mercati artigianali per attirare l'incauto e curioso turista. Dio Gahn apprezza, perchè magari già che ti fermi a veder approfitterai per acquistare un suo feticcio.

16. Donna, inchinati di fronte al Dio Gahn o, in sua assenza, di fronte ai suoi discepoli.
Come per il settimo comandamento, mi dissocio fortemente.

17. Non tuffarti in ogni pozza che vedi.
Capita - di rado, ma capita - che qualcuno provi un'insana attrazione natatoria per qualunque lago, fiume, oceano, palude. Ciò è male.
Ancora peggio se è la stessa persona che non ha saputo resistere al richiamo della maionese senegalese.


18. Non comprare altri dei al mercato.
Ci si riferisce qui all'apparizione del Dio Gahn, che, come già raccontato, si manifestò all'Uomo col Cappello da Cinese su una bancarella. Dio Gahn biasima l'adorazione di falsi dei su altre bancarelle, come ad esempio La Mano di Scimmia.

19. Non comprare le Excellence.
Se proprio devi, scroccale.

Dopo qualche giorno in Senegal, la caccia alle Marlboro si fa pressante. Si segnalano risse e pratiche di accaparramento con relativo bagarinaggio tra i turisti. Si dice che Dio Gahn abbia creato le Excellence per allontanare gli uomini dal vizio del fumo. Ad ogni modo sconsiglia di spenderci dei soldi.

20. Begue!!!
Altro mantra, espressione di giovialità dei volontari Renken - significa "felice" in wolof. Il begue si è poi evoluto in rebegue e suêrbegue. E' l'equivalente emotivo della trasformazione Goku - Supersayan - Supersayan 2.

21. Lavè lavè. Chchchchchch.
Come già ripetuto, il diogahnaesimo è una religione maschilista e pertanto non disdegna le attività sessuali. Ma occhio all'igiene! Dio Gahn dice che, dopo aver fatto chchchchchchch, bisogna lavarsi.

22. Prima di puntare la sveglia, ricorda che sei su un fuso orario diverso.
Capita - di rado, ma capita - che qualcuno si svegli alle 6 del mattino invece che alle 8, generando ilarità nella cricca e un sacco di "begue!". Ciò è male, anche se essendoci divertiti un casino non abbiamo capito perchè.

23. Moltiplica tutto.
Tranne pesce, riso e cipolle (v. comandamento 3).

Dio Gahn non specifica il fattore di moltiplicazione, che dipende dalle singole occasioni. "Fra cinque minuti siamo arrivati" significa almeno un'ora. "Saranno un paio di chilometri" vuol dire che ne camminerete almeno dieci. A "mangiamo fra due ore" fatevi il segno della croce.
Il comandamento 23 non deve comunque andare in contrasto col comandamento 3 e Dio Gahn lo ribadisce ulteriormente.

lunedì 19 ottobre 2009

Forse lei non sa chi sono io - 2



Dopo Fabrìs, vi presento un'altra personalità che sono fortunato di poter vantare tra le mie amicizie: il rinomato fotografo Vito Gira Pelaja.

Da non confondere col quasi altrettanto noto Vito Gira Laruota, campione di quiz televisivi, Vito Gira Pelaja è considerato oggi uno dei fotografi di maggior successo del panorama mondiale e i suoi scatti hanno trovato casa nei principali musei d'arte moderna internazionali.

Nato Vito Girella Pelosa, il giovane artista calabrese si rende ben presto conto che con quel nome lì non farà mai strada nel difficile mondo della fotografia. Cambia così le sue generalità in Wanda Girella Pelosa, nome col quale riesce effettivamente a farsi non tutta una strada, ma perlomeno un pezzo di marciapiede su un corso e un entourage di affezionati clienti.
Non smette tuttavia di praticare con la macchina fotografica, segnalandosi ben presto agli addetti ai lavori con una mostra incentrata su un soggetto espressivo e non banale: il suo culo.

Visto il successo di questa prima personale, l'artista decide di abbandonare la strada per dedicarsi unicamente al suo sogno di diventare il nuovo Cartier-Bresson. 
Torna alla sua identità originale di Vito Girella Pelosa, ma il rilievo della prima mostra si fa sentire prepotentemente, facendo sì che il pubblico lo identifichi ormai come Vito Culetto Peloso.

Nonostante i turbamenti che questo soprannome gli comporta, Vito prosegue nella sua incessante ricerca della sperimentazione dell'immagine. Dalla Calabria si trasferisce a Torino, confidando che la città possa offrire nuovi stimoli alla sua arte e infatti è proprio nel capoluogo piemontese che ottiene la definitiva consacrazione con un'opera mai vista prima: 1.562.896 foto da sotto il palco del concerto di Guccini al PalaMazda.
Viste tutte di fila è come assistere ad un video!
La comunità internazionale lo osanna, i musei lo reclamano, i collezionisti lo cercano, Guccini gli fa causa per avergli bruciato le retine col flash.
Ormai Vito cammina sulla nuvole e ciò gli dà lo spunto che cercava: cambia il nome in Vito Skywalker, poi anche George Lucas gli fa causa e con colpo di genio lui traduce - invero un po' grossolanamente - in Vito Gira Pelaja.

E' il trionfo.

Col biglietto da visita che ha sempre desiderato, nulla è più in grado di allontanare lui dal suo obiettivo (Cartier-Bresson) e l'obiettivo della sua macchina fotografica da lui.

Ad oggi, gli scatti di Vito Gira Pelaja sono contemporaneamente in mostra in 16 tra musei e gallerie private in Italia, 4 negli Stati Uniti, 4 in Giappone, 2 in Africa e 1 in Calabria.

giovedì 15 ottobre 2009

L'anello di Re Salomostro


Voi ce l'avete un cane?
Se non ce l'avete non riuscite neanche ad immaginare le gioie che può dare un animale domestico.
Io ce l'ho. Si chiama Ivan. Ivan Ilterribile, se vogliamo dire nome e cognome. 
Ho scoperto che è un uso relativamente comune quello di dare ai cani nome e cognome, e comunque Ivan Ilterribile non è peggio di Triglia Trombetta.
Lasciando da parte la questione del nome, Ivan è il mio cane.

E onestamente nemmeno io riesco ad immaginare quali gioie possa dare un animale domestico.

Ivan non è un cane, è il Keyser Söze dei cani. E' un mostro. E' il bruco nella mela del mondo. Se Satana possedesse un cane, quel cane avrebbe paura di Ivan.

Ricordo ancora la prima volta che lo vidi. Avevo deciso di prendere una bestiola che mi facesse compagnia tanto nelle fredde sere di inverno quanto nelle afose notti d'estate. Inizialmente avevo preso due bestiole: un visone per le fredde sere e uno struzzo per le afose notti. Poi ho scoperto che abbracciando il visone non stavo affatto al caldo e quello stupido struzzo tutto faceva eccetto che sventolarmi con le sue piume.
Però metteva la testa nel vaso della begonia che era una bellezza da vedere!

lunedì 12 ottobre 2009

Avviso ai naviganti


Incredibile come il caso a volte apparecchi tutto per far capitare parecchie cose in una cascata all'apparenza casuale ma che se ci fai caso non ci caschi...

Anche questa frase qui sopra, ad esempio, sembra scritta a casaccio invece per trovare delle parole che assonassero c'ho messo un'ora e un quarto.
Comunque, perchè dico ciò? Non che c'ho messo un'ora e un quarto, ma che il caso a volte bla bla bla?
Perchè stavo guardando le chiavi di ricerca che hanno portato alcuni naviganti del mare magno di internet a finire sul mio sito partendo da un qualunque motore di ricerca. E' una cosa che si può fare facilmente e che è molto spassosa.
Per quest'idea - ammetto - mi sono beceramente ispirato ad uno dei blog che vedete linkati sulla colonna di destra: Cronache di un lavoro qualunque.
Con cadenza regolare, il blogger Dante scrive un post con le 10 più belle chiavi di ricerca che hanno condotto verso il suo sito.
Mi piacerebbe fare la stessa cosa ma non lo farò, perchè a quel punto non sarebbe più un becero ispirarmi ma un assai più becero copiare.
Però ogni tanto, quando troverò degli spunti interessanti, li utilizzerò volentieri.

Ad esempio, il fatto che qualcuno sia atterrato su Attenzione, caduta ippopotami cercando su Google la frase "nella figa della gigantessa", apre un ventaglio di possibilità non indifferente per una mente fervida.
Quindi se qualcuno ha una mente fervida, per favore, mi mandi un post sull'argomento che glielo pubblico.
Invece mi attacco ad una ricerca sicuramente meno bizzarra, ma per me comunque interessante: "cose da fare a broome".

Per chi non lo sapesse (io, ad esempio, fino a pochi minuti fa), Broome è sia una contea sia una città australiana. Google ha trovato in un mio post le parola "broom" (nel titolo) e "cose da fare" (nel testo) e così ha attirato qui col suo canto di sirena un incauto navigante.
Mi domando se costui si sia soffermato a leggere qualcosa oppure, accortosi che sugli scogli c'erano sdraiati degli ippopotami invece che delle belle donne-pesce, sia fuggito a remi levati.
Comunque, mi incuriosisce "cose da fare a broome" perchè fra pochi giorni la mia amica Dorothy partirà per almeno un anno alla volta dell'Australia. Nessuno che conoscessi era mai partito prima per l'Australia e guarda caso, proprio oggi, mi salta fuori Broome.

Tutto ciò per dire che scrivo contrito e con un profondo senso di colpa: magari a lei potrebbe tornare utile sapere cosa si possa fare a Broome e invece, cercando su Google, finirebbe qui, dove non troverebbe alcun vero aiuto. E il giorno che si troverà a Broome e non saprà cosa fare sarà tutta colpa del mio stupido blog!

Non ho mai pensato che avrei potuto danneggiare qualcuno con questo sito, men che meno una mia cara amica. Sono profondamente mortificato dell'essere stato così avventato perciò vorrei rimediare almeno in parte mettendola, nel mio piccolo, sull'avviso:

DOROTHY, SE VAI A VIVERE NELLA CONTEA DI BROOME OCCHIO AI CICLONI! TOGLI DAL GIARDINO TUTTO CIO' CHE POTREBBE ESSERE SMOSSO DAL FORTE VENTO! OCCHIO AGLI ANIMALI DOMESTICI CHE VOLAN VIA! SE PROPRIO, COMPRANE UNO GROSSO E PESANTE, TIPO UN CAPODOGLIO!
TUTTE LE INFORMAZIONI DEL CASO LE TROVI QUI.
FAI BUON VIAGGIO E TORNA PRESTO! (possibilmente non trasportata dal vento...)

Scene da un matrimonio


Ieri sono stato ad un matrimonio. Un matrimonio da favola, lei infatti è soprannominata Biancaneve da quando la conosco, cioè dai tempi del carcere per spaccio di coca. Lui invece non lo conoscevo, ma so che si chiama Gongolo, che però non è il soprannome, è proprio il nome vero: Angelo Gongolo. Tutti i suoi amici lo chiamano "Angolo" Gongolo e poi ridono come dei cretini.
Entrambi.
Sapete, lui non è tanto simpatico...

Ad ogni modo erano tutti elegantissimi: lei bella e rampante come un cavallo senza sella, in un vestito di tulle, un diadema di calle, lo scialle di pelle e la faccia di tolla. Lui con un vestito gessato e una benda sul braccio. Anche la benda era gessata perchè si è spezzato l'avambraccio lottando con un caimano. Non è che abitualmente lotti coi caimani, non stiamo parlando di Mr. Crocodile Dundee, ma lei aveva voluto approntare un laghetto nel giardino di casa come nei film americani, solo che al negozio d'animali i cigni erano finiti ed erano rimasti i caimani.
E tant'è, ha preso quelli, poi ha messo loro delle piume sulle zampe e li ha buttati nel laghetto.
Quando hanno cercato di divorare il cane lui si è slanciato per salvarlo, infortunandosi nella collutazione che ne è seguita.
Comunque il cane l'ha cavato dalle fauci predatorie con le mani nude, senza nemmeno un graffio ai caimani, che sennò se li rovinava il negozio mica se li riprendeva indietro.
Purtroppo tale premura è stata inutile perchè, mentre eravamo tutti assenti per la cerimonia, i caimani si sono alzati in volo e sono migrati nei paesi caldi.

Sia come sia, gli sposi erano bellissimi e dopo la chiesa ci siamo spostati per il pranzo di nozze alla Basilica di Superga, quella a forma di scarpa da ginnastica.
Abbiamo fatto l'aperitivo in chiostro - tutto bello e buono, ma macchiava le dita - poi il pranzo nel refettorio dei preti. Si è mangiato pane di segala raffermo e acqua piovana e poi brindato allungandola con un po' di sidro di mele leggero.
Molto buono il pane, davvero, ma io l'avrei fatto raffermare ancora un po'.
A me e alla sposa ha ricordato i tempi del carcere e abbiamo pianto insieme di nostalgia e di gioia, poi abbiamo riso e gliel'ho lanciato addosso con tante congratulazioni e auguri di vivere per sempre felici e contenti.

Vorrei davvero che il mio matrimonio potesse essere bello come il loro.
Però senza i caimani perchè sono allergico alle piume di cigno.

Nota: nessun cigno, caimano o cane è stato ferito durante la stesura di questo racconto.

mercoledì 7 ottobre 2009

Call center col cacchio


Secondo una recente statistica le categorie che, sollecitate telefonicamente dal bravo operatore di call center, accettano di acquistare con maggior frequenza prodotti e/o servizi, sono le seguenti:

a) Malati terminali in centri di cura e/o ospedali
b) Persone con problemi di udito e/o sordomuti
c) Minori di 11 anni
d) Analfabeti
e) Veterani della guerra del '15-'18 o nati prima dell'Unità d'Italia
f) Morti
g) Persone che non hanno capito che cosa stessero comprando
h) Quadrupedi
i) Rettili

C'è qualcosa di strano, non trovate?
Ma è difficile parlarne, perchè potente è la lobby degli operatori di call center e chiunque provi a scoperchiare il vaso di Pandora mette a rischio la propria vita.

Un momento.

martedì 6 ottobre 2009

Cycletto di rose


I miei amici mi hanno regalato una cyclette.
Forse vogliono farmi capire che sono grasso e un po' hanno ragione.
Nella foto del profilo io sono quello sotto.

Pertanto ho deciso di dimagrire e ieri ho pedalato i miei primi 40 minuti scoprendo di avere i polmoni di una sardina e la frequenza cardiaca di uno che sta per saltare dal 15° piano di un palazzo.
Insomma, la frequenza cardiaca è la stessa che ha prima del salto, i polmoni gli stessi che ha dopo essere arrivato.

Comunque pazzesco! Quando sono salito sul sellino sembravo Bombolo e quando ne sono sceso sembravo Leonida del film 300.
Secondo me.
Secondo qualcun altro sembravo solo Bombolo molto sudato.
Per fortuna il mio sudore odora di petali di rosa...

Comunque la cyclette è fantastica, ha un computer di bordo con schermo 32'' in formato 16:9, un comodo navigatore satellitare per non perdermi e il climatizzatore bi-zona, cioè che si può impostare solo su 5-5-5.
E' vero, è dura pedalare ad una temperatura di 555°, ma così brucerò ancora più in fretta la mia pinguedine.

Inoltre è silenziosissima!
E anche se pedalo non fa mica tanto rumore!
E' così silenziosa che ad un certo punto mi sono fermato per riposare e me ne sono accorto solo dopo 5 minuti!

Visti gli ottimi risultati dell'allenamento di ieri, oggi ho deciso di venire addirittura in ufficio in bici.
Al momento sto pedalando da tre ore, ma sono ancora in salotto.
C'è qualcosa che non mi torna...

lunedì 5 ottobre 2009

Mangio libri di matematica (...e poi faccio una cacca discreta...)


Ultimamente ad una mia amica va tutto male.
O almeno, così dice lei lamentandosi di essere perseguitata dalla sfiga.
Io le ho esposto una mia teoria lungamente elaborata, secondo la quale è incappata in uno di quei periodi - ci sono prima o poi nella vita di tutti - in cui le cose possono andare al 50% bene e al 50% male.
Essendo piuttosto positivo, ritengo valido il presupposto che generalmente le cose vadano bene circa il 75% delle volte contro un 25% che vanno male.

E già così la vita fa schifo.

Nella fase che lei sta vivendo si osserva, come detto più sopra, un peggioramento periodico lordo delle volte positive da 75% a 50% - ossia una diminuzione del 33% - ed un aumento delle volte negative dal 25% al 50% - ossia un incremento del 100%. Possiamo quindi calcolare che le cose positive siano diminuite di 1/3 e quelle negative siano aumentate di 3/3.
Se sommiamo le due variazioni lorde di sfiga in valore assoluto di 1/3 + 3/3 otteniamo una variazione netta a sfavore di 4/3.
Il che significa semplicemente che su tre avvenimenti previsti, quattro di essi saranno negativi.
Non c'è bisogno di sottolineare come ciò crei una spirale negativissima, perchè ogni tre avvenimenti (che, come detto, non potranno che essere negativi) le si accumula il quarto (anch'esso negativo) che recuperà col primo dei tre avvenimenti successivi, ma a quel punto andando ad accumularne altri due e così di seguito...

Purtroppo la matematica non è un'opinione, quindi non si scappa.
Per dare alla mia amica un briciolo di speranza, però, le ho anche spiegato come, secondo alcune teorie, raggiunto il punto di pareggio x tra le sfighe avute e quelle accumulate ancora da avere, dove x=(Nsfighe avute)*(N2 sfighe da avere), si può provare ad invertire la tendenza con la regola di de l'Hôpital.

Secondo la mia teoria, invece, le conviene ammazzarsi subito.

giovedì 1 ottobre 2009

Come ti sbertuccio la bertuccia


Il mio post Sono disponibile! Anche in inglese e francese! ha generato scandalo e provocato una vera e propria messe di commenti.
Tra i migliaia di commenti arrivati, ne ho scelto uno particolarmente significativo a cui ritengo sia il caso di dare maggiore visibilità e, pertanto, ho deciso di pubblicarlo sul blog.
L'anonimo autore si firma Armando, nome chiaramente di fantasia e che - di sicuro - vuole alludere a come egli abbia armato il braccio per scagliarmi contro indecenze.
E' la prima volta che uno sconosciuto mi ricopre di miserie come ha fatto questo lestofante e ci tengo a sbertucciarlo in pubblico.
Leggete di cosa ha osato accusarmi:

Si sa che, quando ci si mette a scrivere di se stessi, la sincerità va a farsi friggere, lasciando il posto all'immagine edificante che vorremmo dare di noi. Così anche nei tuoi post c'è sicuramente più inganno che realtà, caro il mio narratore truffaldino. Ma per fortuna oggi c'è il traduttore di Google, affilatissima macchina della verità che, di passaggio in passaggio, di traslitterazione in traslitterazione, illumina le ombre dell'inganno e distende le pieghe indurite della menzogna.
Ecco allora che, ritraducendo l'inglese in italiano, il tuo rapporto con questo misterioso Jean-Pierre, che mascheri sotto le spoglie conviviali di un amico di bevute, acquista la forma di una verità tanto sozza quanto insostenibile:

"a parte Jean-Pierre, che è molto bello e abbiamo battuto dall'indiano con pastis."
Sono tuo fratello, potevi dirmelo che sei gay e che ti piace il francesino, ti avrei capito. Però, scusami, ma sapere che ti sbronzi di pastis per poi andare a prostituirti dai kebabbari mi fa orrore.
Se poi ritraduco in inglese e da lì in italiano, l'orrore si espande oltre confine:
"oltre a Jean-Pierre, che è molto bello e abbiamo battuto l'India con pastis. "
Zuppo di pastis, hai dato le chiappe a tutta l'India.
Mi vengono i brividi a immaginarti riverso negli scoli di Calcutta mentre ti si trombano pure le bertucce. E Jean Pierre che faceva, quel depravato? Guardava? Forse, ma di certo ti sfruttava per fare soldi e mandare in porto il suo spericolato progetto:
"in aggiunta a Jean-Pierre, che è molto BELLA e abbiamo battuto l'India con pastis."
Ecco qui. Bello schifo. Tu ti fai l'ano come una galleria e lui ti ciuccia i soldi e si fa l'operazione. Non mi sembra una bella relazione, proprio no. Preferivo quando stavi con Ale.

...ecco. Io sono sconvolto. Non posso sopportare tanta falsità! E' una menzogna bella e buona e lo grido forte: E' UNA MENZOGNA BELLA E BUONA!
QUESTO TIZIO NON E' AFFATTO MIO FRATELLO!