venerdì 28 agosto 2009

Broom broom

Oggi è stata una giornata molto stressante, di quelle che si possono avere solo quando si è da poco ritornati dalle vacanze.
Sapete cosa intendo: oltre al lavoro vero e proprio, c'è tutta una serie di piccoli lavoretti da fare a casa che aspettano giusto il vostro arrivo, come spazzare i pavimenti, pulire i vetri, pulire i cessi eccetera.
E così, sono tornato a casa dall'ufficio con un sacco di cose da fare e senza un attimo di respiro mi sono subito addormentato.

Appena risvegliato, venti minuti fa, ho capito di aver bisogno di una donna.
Delle pulizie.
Così sono corso in edicola, perchè mia mamma mi ha sempre detto che ci sono tanti giornali di donne per gli sporcaccioni.
Ho chiesto all'edicolante, che mi sembrava persona preparata e di fiducia, il quale, saettando la lingua, mi ha domandato se preferissi una rivista soft o - così ha detto lui - "da camionisti".
Ho scelto la seconda, e difatti me ne ha data una che s'intitola Rimorchiami.
Arrivato a casa ho immediatamente risposto all'annuncio che trovate qui sotto.
Vi farò sapere.


"Sono carina e disinvolta, molto sportiva e super impegnata, non cerco l'uomo dei miei sogni anche se il ragazzo non ce l'ho, ma persone nuove con qualcosa in comune e poi chissà...
Sappiate che ho una bella ramazza!
Travezia"

"Ciao Travezia, sento che tu hai proprio quello che cerco!
Ti dico subito cosa abbiamo in comune.
Anch'io sono carino e disinvolto.
Beh...forse...non so, non toccherebbe a me dirlo...
Sono sportivo, questo sì. Insomma, non molto, ma abbastanza.
Eeee...sono anche discretamente impegnato.
Uhm....
Ah ecco! Ho trovato: non cerco l'uomo dei miei sogni.
Bene, le basi sono poste, ora che abbiamo trovato qualcosa in comune vieni a casa mia? Avrei proprio bisogno di una bella ramazzata!
Attendo tue notizie.
Miki"

giovedì 27 agosto 2009

Non c'è più religione? Proprio il contrario, ce n'è una in più!

Mentre eravamo in Senegal, a tempo perso, abbiamo creato una religione: il diogahnaesimo.
Il dio Gahn ci si è manifestato sul banchetto di un mercato, sotto forma di testa di serpente. Vicino a lui c'erano una mano di scimmia e altri vari rimasugli più o meno mummificati di origine imprecisata, ma solo lui ci ha convocati come suoi discepoli e con entusiasmo noi abbiamo risposto.

Tradizione vuole che Gahn in lingua wolof significhi "serpente". In realtà la testa del dio Gahn ha la dentatura, il che ha fatto ritenere ad alcuni saccenti che non si tratti di una serpe, bensì di una lucertola.
Anche se hanno quasi sicuramente ragione, abbiamo comunque trucidato queste persone per la loro blasfemia.

Il Primo Ministro del diogahnaesimo è l'Uomo col Cappello da Cinese, così soprannominato perchè a difesa dai raggi solari africani acquistò da un'ambulante un tipico cappello senegalese. Questo tipico cappello senegalese tutto sembra eccetto che un tipico cappello senegalese e, tra tutte le cose che sembra, quella che sembra di più è indubbiamente un tipico cappello di paglia a cono da cinese.

Il Primo Ministro del diogahnaesimo è detto anche Grandissimo Figlio di Gahn e quella che segue è la sua storia.


Quel giorno, l'uomo col cappello da cinese si recò al cospetto della testa del dio Gahn.
L'uomo col cappello da cinese disse: "illuminami, dio Gahn!".
E il dio Gahn, nella sua infinita magnanimità, gli rispose: "pirla, hai lasciato la torcia ad Affiniam*?".
[*Affiniam: ridente villaggio nel sud del Senegal in cui non c'è corrente elettrica. Recarsi ad Affiniam senza torcia è quasi sciocco come esporsi al sole africano senza avere in testa un tipico cappello da cinese.]

"No no, ce l'ho qui, dio Gahn!" e glielo dimostrò con 10 gran giri di manovella*.
[*Alcuni, particolarmente sensibili ai temi ambientali, si recano ad Affiniam con torce elettriche dotate di dinamo a manovella. Il ronzio della manovella viene percepito a circa 600 metri di distanza dall'orecchio umano e fino a 4 km. da cani e pipistrelli vampiro. I pipistrelli vampiro fanno pochissime vittime ogni anno. Sono tutte dotate di torcia con dinamo a manovella.]

"Cazzo, una zanzara gigante!" esclamò la mano di scimmia a sentire quel suono e così dicendo si spalmò di Autan e così fecero subito tutti quelli che passavano da lì*.
[*E' scientificamente provato che spalmarsi di Autan in zone malariche abbia effetto domino: chiunque vi veda farlo non potrà fare a meno di pensare che una zanzara lo stia per pungere e immantinente correrà ai ripari, imitandovi.]

L'uomo col cappello da cinese chiese: "qual'è il senso della vita, dio Gahn?".
E la testa del dio, nella sua immensa gloria, rispose: "cosa ti fa pensare che lo sappia uno che vive su un banco del mercato di fianco ad una mano di scimmia?" e, mentre diceva così, la mano di scimmia gli fece il dito.
E l'uomo col cappello da cinese, allora, prese la testa del dio e la portò con sé alla sua dimora con le ruote.

Lunga e diritta correva la strada, ma nemmeno poi così dritta, a dir la verità.
Lunga, questo sì*.
[*Chiunque abbia esperienza delle strade senegalesi può confermarvi che, per quanto possano essere diritte, dovete comunque guidare tortuosamente: se guidate diritto siete già bloccati con due ruote in una buca.]

Sulla dimora con le ruote tutti accorsero per conoscere il dio Gahn e fargli domande.
Così un uomo chiese: "dio Gahn, è vero che la nostra via nel mondo è disseminata di pericoli?" e così dicendo la dimora con le ruote prese una buca e la portiera sì spalancò, sparando l'uomo contro un tronco di baobab.
E il dio Gahn, guardando quelli che erano rimasti, rispose: "sì".

Un giorno una donna sì fece avanti e chiese: "dio Gahn, posso sperare di trovare un buon marito?".
E il dio, nella sua infinita saggezza, le rispose: "prendi con te questo sacchetto di incenso* e sicuramente troverai un buon marito".
[*Qualcuna ha davvero comprato dell'incenso magico attira-uomini. Costei ha effettivamente attirato diversi uomini, ma molti sostengono che il merito non sia stato dell'incenso, quanto del possedere un paio di tette. Purtuttavia, dalle ultime notizie ricevute, pare che costei ancora non abbia trovato l'Uomo della Sua Vita.]

Molti anni dopo la donna tornò dal dio e gli disse "mi hai dato questo sacchetto di incenso dicendo che mi avrebbe fatto trovare un buon marito, ma non ha funzionato. Sono anni che aspetto, dio Gahn! Perché mi hai presa in giro?".

Il dio Gahn allora guardò la donna e nella sua infinita grazia le rispose: "donna, io ti ho fatto un dono per aiutarti ma forse qualche maleficio ti attanaglia. Molti nemici del dio Gahn tramano contro i suoi seguaci" e mentre diceva così da una finestra una mano di scimmia gli fece il dito. Ma il dio Gahn, nella sua infinita luminosità, proseguì: "è chiaro che altre forze lavorano affinché il fumo di questo incenso acceso non sortisca effet", "ah dovevo accenderlo?!" interruppe la donna.

Il dio Gahn la guardò per qualche secondo e poi, nella sua infinita carità, le divorò la testa e trasformò quello che era rimasto in pesce, riso e cipolle con cui i suoi discepoli apparecchiarono un gioioso pasto.

Un giorno, la testa del dio chiamo a sé l'uomo col cappello da cinese e gli disse: "io ho mostrato a te la mia luce, tu girerai il mondo e a tua volta mostrerai la luce agli altri uomini" e così dicendo sì guardo intorno ed esclamò "cazzo, una zanzara gigante!". Allora l'uomo col cappello da cinese capì, posò la torcia a manovella e parti per diffondere la saggezza del dio.

Era per la strada e senti la voce del dio che disse tonante: "io sono sempre sopra di te".
E l'uomo col cappello da cinese esclamò: "mi guardi dal cielo, dio Gahn!".
"No, sono nel tuo cappello" gli rispose la testa del dio Gahn "mi ci hai riposto prima di partire!".
E poi continuò: "vai e parla di me al prossimo".
E l'uomo col cappello da cinese indicò un uomo lì vicino e chiese: "a lui?".
"No, al prossimo" rispose il dio Gahn.

In quel mentre, due gendarmi fermarono l'uomo e gli domandarono: "cosa porti?".
"Porto il dio Gahn e la sua saggezza" e così dicendo loro si guardarono e subito decisero che era meglio fargli la perquisa. Così gli tolsero tutte le vesti compreso il cappello e le controllarono, ma non trovarono niente. Quindi gli infilarono un grande bastone nel deretano, ma non trovarono niente nemmeno lì.

Quando fu ripartito, l'uomo col cappello da cinese chiese alla testa del dio Gahn: "dio Gahn, come mai i gendarmi non ti hanno trovato nel cappello?".
"La saggezza non è per gli occhi di tutti" rispose il dio nella sua infinita grandezza.

L'uomo col cappello da cinese camminò ancora e dopo cento passi due soldati lo fermarono e gli domandarono: "cosa porti?".
"Porto il dio Gahn e la sua saggezza" e così dicendo anche loro si guardarono e subito decisero che era meglio fargli la perquisa. Così gli tolsero tutte le vesti compreso il cappello e le controllarono, ma non trovarono niente. Quindi anche loro gli infilarono un grande bastone nel deretano, ma non trovarono niente nemmeno lì.

Quando fu ripartito, un po' zoppicante, l'uomo col cappello da cinese chiese: "dio Gahn, anche loro non ti hanno visto nel cappello. Perché?".
E il dio Gahn, nella sua infinita gioiosità, rispose: "perché la saggezza non è per gli occhi di tutti".

L'uomo col cappello da cinese camminò ancora e dopo altri cento passi due doganieri lo fermarono e gli domandarono: "cosa porti?".
"Porto il dio Gahn e la sua saggezza" e così dicendo loro si guardarono e subito decisero che era meglio fargli la perquisa. Così gli tolsero tutte le vesti compreso il cappello e le controllarono, ma non trovarono niente. Quindi, mentre stavano per infilargli un grande bastone nel deretano, l'uomo col cappello da cinese suggerì: "controllate un po' bene lì, nel cappello da cinese!".

E così i doganieri controllarono bene bene e trovarono la testa del dio Gahn, ma ai loro occhi era una comune testa di serpente essiccata. E così lasciarono andare l'uomo, ma non prima di avergli infilato un grosso bastone nel deretano per punirlo di aver loro fatto perdere tanto tempo.

E, quando fu di nuovo in cammino, l'uomo chiese: "dio Gahn, quindi agli occhi degli stolti tu non appari?".
E il dio Gahn, nella sua infinita meravigliosità, rispose: "già".

E l'uomo col cappello da cinese si fermò e ci penso su un momento.

Poi sì sedette e continuò a pensare per molte ore.

Infine sì alzò e disse: "dio Gahn?".

"Sì?" rispose la testa.

"Ma vaffanculo, va!".


martedì 25 agosto 2009

Tira più una scuola di Malika che un carro di buoi

Spiego un po' meglio cosa sono andato a fare in Senegal, che magari qualcuno che mi legge non lo sa?
A parte che penso che mi leggano solo amici e parenti e loro dovrebbero già essere tutti sufficientemente indottrinati sulle mie attività di volontariato, ma se non siete nè miei amici nè miei parenti...
...
...
...
scusate ma c
ome siete finiti qui?

Ad ogni modo, buon (?) per voi che ormai ci siate, tenete gli occhi aperti verso il cielo pronti a scansare ippopotami cadenti (e in caso esprimete un desiderio), che vado ad erudirvi*.

Sono andato in Senegal con l'Associazione Renken.
Renken è una ONLUS di Torino, nata un paio d'anni fa con l'obiettivo primario di offrire possibilità di scolarizzazione ai bambini senegalesi, in particolare a quelli di Malika, vicino a Dakar.
Obiettivo primario mio è sempre stato quello di entrare nell'Associazione perchè pieno di belle volontarie e possibilmente, in un secondo momento, entrare nelle volontarie.
Purtroppo la vita è difficile e così mi sono dovuto limitare a portare a termine solo la prima parte del piano e poi a costruire una scuola materna ed elementare in Senegal con le mie nude mani.
Ok, la scuola non l'ho proprio costruita io, però ho dipinto alcuni soffitti, alcuni muri, alcune finestre, cambiato alcuni infissi ed aggiustato alcuni banchi.
Forse è persino più meritevole che entrare nelle volontarie.

Forse.

La vera verità è che la scuola materna ed elementare di Malika era in pessime condizioni: un edificio di un solo piano con aule sovraffollate e piuttosto mal in arnese.
Renken ha lanciato un meritevolissimo progetto di ristrutturazione ed ampliamento, completamente sostenuto con attività di fund-raising, cioè da voi con la vostra partecipazione ai nostri aperitivi, eventi, spettacoli, tornei, banchetti e dalle sempre vostre donazioni (e se tu - sì, proprio tu, non ti girare, dico a te - non hai partecipato in alcun modo, beh, sappi che hai mancato di far parte di una grande cosa!).

Così quest'estate, dopo che i muratori del luogo avevano tirato su il secondo piano dell'edificio, un meraviglioso e folto gruppo di persone partito da Torino si è ritrovato in Senegal per lavorare e farsi un culo quadro (perdonate il francesismo, ma dopo 20 giorni in un paese francofono ormai sono quasi madrelingua) a scrostare, intonacare, imbiancare, dipingere, schiodare, inchiodare ed imprecare.
Quest'ultima perchè non è che puoi lavorare senza mai darti una martellata sul dito o spruzzarti il colore negli occhi!
E il tutto - non va dimenticato MAI! - sempre con l'aiuto insostituibile dei volontari di Renken Senegal, delle persone stupende che se solo parlassero italiano invece che francese e wolof sarebbero perfette, perchè riuscirei persino a capire cosa mi dicono.
Un secondo di serietà per mandare a tutti loro un abbraccio enorme.

Ora Malika ha una bellissima scuola a due piani, completamente ristrutturata, ridipinta, pulita, con dei sorridenti loghi Renken dipinti sulle balconate e delle strane bestie dipinte sul muro principale.
Bestie dipinte dai volontari!
Ne andiamo tutti molto orgogliosi: sul lato sinistro fa mostra di sè la famigerata capra bombarola, che porta uno zaino pericolosamente simile ad una cartuccera di dinamite, sotto lo sguardo maligno di una scimmia indemoniata; sul lato destro la cavallaffa, animale mitologico col corpo da cavallo e la testa da giraffa.
Rammarico è che non ci fosse più spazio per dipingere l'elegante, elefante che indossa una marsina** gigantesca.
Siamo tuttavia in trattativa con la Airbus, che pare abbia ancora spazio sulla carlinga di un A380 a due piani.


* una persona sostiene che io utilizzi termini che ormai sente solo più da sua nonna. Non so se sua nonna abbia mai erudito qualcuno, ma spero di sì perchè è cosa molto graziosa.

** ritengo che la nonna sappia anche che cos'è una marsina.

lunedì 24 agosto 2009

A volte ritornano

Eccomi di nuovo a voi, qui dove cadono gli ippopotami.
Sono tornato ieri da 20 giorni trascorsi in Senegal, forse malarico, più probabilmente solo insolato, ad ogni modo vivo.
In Senegal ippopotami non ne ho visti ed è un gran peccato, ma il viaggio è stato comunque fantastico. La gente è fantastica, il posto è fantastico, l'associazione Renken (http://www.renken.it/) con cui sono andato lì è fantastica.
Sono cose che vanno viste e vissute per capirle e per fortuna avrete almeno la possibilità di viverle di seconda mano perchè ho avuto la bella idea di tenere per voi un diario del viaggio. Un diario giornaliero, ma nel senso più stretto del termine: è il diario del giorno.
Il primo giorno.
Ma meglio che niente, no?
Per i restanti 19 giorni forse vi racconterò qualcosa qui e là, un po' alla volta, man mano che le cose mi vengono in mente.
E ce ne sono di cose da raccontare, credetemi...
Per ora accontentatevi di questo:

"03/08/09 - Scrivo da sopra l'aereo per Dakar, che è sicuramente meglio che scrivere da sotto l'aereo e già questo mi mette di buonumore. Fra poche ore sarò ufficialmente in Senegal.
Wow!
Chissà cosa mi aspetterà là? Beh, il pullmino con gli altri volontari che mi portino fino a Malika spero proprio di sì!
Ma partiamo dal principio, che altrimenti se parto dalla fine e vado a ritroso chi legge non capisce niente.

Stamattina...beh, oddio, "stamattina"...inizio già ad essere impreciso perchè erano le 15 che non sono decisamente più mattina e se sono impreciso chi legge non capisce niente. Quindi, "oggi pomeriggio" ho preso il pullman autostradale che da Torino mi doveva portare a Malpensa.
Che poi detta così sembra che non mi ci abbia portato, ma invece sì, ha compiuto la sua missione con capacità e precisione.

Quindi, dicevo, alle 15 pullman per l'aeroporto di Malpensa. Purtroppo tutte le persone a cui avevo chiesto un passaggio in auto si sono tirate indietro e così non mi è rimasto che il bus. Che non sarebbe un problema di per sè, anzi, anche perchè è molto comodo, ma non nel senso che si sta seduti comodi, quello no: i posti sono spaziosi come una cassa da morto, che però lei è giustificata perchè non prevede che al suo ospite si addormenti un piede o gli dolgano le ginocchia.
E' comodo nel senso che fa un buon servizio e la fermata è vicina a casa mia.

Però scusate, così mi sto perdendo...

Dicevo che il bus non sarebbe un problema di per sè se uno, però, non dovesse portarsi la propria valigia, uno zainetto e un enorme scatolone da 23 kg di attrezzature mediche.
Voglio dire, 23 kg è un terzo del mio peso e lo so che se fossi una formica alzerei n-mila volte il mio peso e un terzo mi farebbe un baffo (anche perchè quanto può pesare un terzo di formica? Un cazzo, dico io!), fatto sta che un grosso cubo senza maniglie di un terzo del vostro peso non è comodo da portarsi in giro.

Comunque non la faccio troppo lunga e lo scatolone l'ho caricato, la valigia pure, ho portato i miei 3/3 sul primo sedile libero e lì ho cominciato la mia avventura.

Caso ha voluto che il primo sedile libero fosse di fianco ad una bella ragazza di nome Giulia. Lo so che non ci crederete, ma giuro che non l'ho fatto apposta!
Giulia è una simpatica, sottopagata e sfruttata giovane lavoratrice neolaureata di uno studio di architettura per il quale lavora come schiava edificando - presumo - piramidi, mausolei e tombe varie.
Si è rivelata una piacevole compagnia durante il tragitto per Malpensa e anche dopo, dato che sarebbe partita per la sua vacanza successivamente al mio volo per Lisbona-Dakar.
Comunque, sceso dal pullman puntualmente alle 17 estraggo dal portabagagli il mio terzo di cubo di me stesso e faccio giusto in tempo ad accaparrarmi l'ultimo carrello nelle immediate vicinanze, con profondo disappunto di una signora che pareva un mulo degli alpini infestato da bimbi.
Schiacciata sotto il peso dei suoi bagagli e attorniata da svariati bambini che la tenevano per mano (non ho visto bene, ma credo avesse almeno quattro bambini e altrettante mani) mi ha guardato prendere il carrello, ha alzato un sopracciglio ed esclamando "no..." è collassata sotto una cascata di valigie.

Per aver servito con fedeltà sulle montagne lombarde, al mulo va un sentito estremo saluto da parte della Brigata Alpina Taurinense.

Un po' mi è dispiaciuto, povera bestia, ma doveva rendersi conto di non essere una formica ed organizzarsi meglio coi pesi.
Così, lasciandomi il cadavere alle spalle, sgommo col mio carrello, la valigia, il cubo e Giulia alla volta del check-in.
In fila incontro Clemmi e Davide, che faranno il viaggio con me.

Mentre scrivo, la povera Clemmi è ancora in pieno lutto. Si piange la prima vittima Renkeniana del viaggio, abbandonata a Lisbona tra le grinfie di una zelante controllora di bagagli (da qui in avanti definita "Quella Troia®").
Addio, flacone di balsamo a secco!
Ci mancherai!
Se solo non fossi stato in sovrappeso di 50 ml saresti ancora qui con noi, ma, purtroppo, le severe leggi antiterrorismo non perdonano: superavi i 100 ml.
E non posso fare a meno di sottolineare l'ironia della sorte: pesavi 1/3 di troppo!
Se non sui nostri capelli, resterai comunque sempre nei nostri cuori e forse anche nella doccia di Quella Troia®, che probabilmente si diverte a rapinare i poveri viaggiatori dei loro beni.
Sull'aereo c'è un bimbo in passeggino senza una scarpa.
So a casa di chi la ritroverremmo...

Ma vabbè, a parte questo incidente (che però ci ha rovinato l'umore) tutto il resto è filato liscio.
Davide ha scoperto che conosceva già Giulia dai tempi della scuola, Clemmi ha scoperto di amare il suo balsamo più di quanto pensasse, io ho scoperto definitivamente che l'antimalarico mi provoca meteorismo.

Con questa bella serie di certezze concludo e magari dormo un po'...buonanotte!"